| | | OFFLINE | | Post: 2 | Città: RAVENNA | Età: 61 | Sesso: Maschile | |
|
 02/02/2008 09:00 | |
Come i loro compagni umani anche i cani soffrono di paure e fobie. Logicamente, la paura di un evento che possa eventualmente arrecare un danno fisico è una reazione del tutto normale. Il problema, fra noi ed i cani, è il fatto che, parlando due linguaggi differenti, noi siamo in grado di risolvere le nostre paure all’origine, mentre non possiamo farlo per i nostri amici a quattro zampe. I cani, invece, hanno un solo mezzo per capire che un determinato evento fastidioso nella realtà non è nulla di preoccupante: l’abituazione all’evento stesso.
Ma, se un cane non ha sufficiente reattività e carattere per poter combattere le sue paure e se il proprietario non conosce i mezzi per fargliele affrontare, il tutto sfocerà nel tempo nella fobia di qualcosa di pericoloso solo nella mente del cane. Tanto piu’ che cercare di incoraggiare il nostro fidato amico di fronte ad una particolare situazione, come ad esempio lo scoppio di un pneumatico od un tuono, contribuisce soltanto ad aumentare i suoi livelli di preoccupazione, poiché egli interpreta queste particolari attenzioni, al contrario di quello che pensa di fare il suo proprietario, come il fatto che la situazione è effettivamente di grande pericolo.
Aumentando, dunque, i livelli di paura, si può arrivare allo sfociare di una fobia che non è altro che la cronicizzazione della paura stessa. A questo punto il partner umano, non essendo in grado di gestire questa situazione e ritenendo magari il proprio cane stolto, o cercherà di liberarsene, nel modo assolutamente piu’ egoistico, o si rivolgerà ad un veterinario per la prescrizione di psicofarmaci, oppure, se dotato di coscienza nei confronti del proprio compagno, lo affiderà alle cure di un esperto in comportamento cinofilo al fine di alleviare le condizioni di stress in cui il cane si trova.
Un serio comportamentista analizzerà i motivi per cui sono sorte queste fobie e, trovata l’origine del problema, prescriverà l’idonea soluzione terapeutica, sempre a livello comportamentale, da adottare per far tornare il cane “malato” ad una situazione il piu’ stabile e normale possibile, rendendo partecipe dei modi di utilizzo anche il proprietario disorientato dal problema.
L’ansia, invece, ha origini diverse. L’abitudine a vivere in ambienti caldi e riscaldati o climatizzati, come sono le nostre abitazioni moderne, e la disponibilità di cibo sempre presente, portano alcuni cani a considerare la possibilità di poter gestire la propria esistenza in maniera tale da poter fare qualsiasi cosa, rafforzati anche dai comportamenti dei proprietari troppo permissivi.
Quando succede che, per una qualche ragione, il cane commette qualcosa di palesemente errato e viene sgridato dal compagno umano, magari rinchiudendolo in qualche ambiente chiuso o arrivando anche a percuoterlo, nella mente del nostro fidato amico sorge un conflitto. Accumulandosi questi eventi e non riuscendo a gestirli e a capirne le ragioni, il cane finisce col tempo in un lungo tunnel fatto di ansia.
Ignorando che, per il cane, il modo piu’ giusto per fargli capire di non approvare un suo comportamento è quello di girargli le spalle (come fanno tutti i buoni lupi alfa all’interno del loro branco) i cattivi proprietari, comportandosi in questi modi violenti, gettano i propri animali domestici nel baratro della piu’ profonda depressione.
E’ a questo punto che interviene l’educatore cinofilo che deve prescrivere, innanzitutto, alla componente umana un’inversione di rotta per quanto riguarda il rapporto proprietario-cane (N.B: ho volutamente indicato PROPRIETARIO-CANE perché deve partire dal proprietario il primo essenziale cambiamento di comportamento) ed immediatamente dopo studiare i percorsi da usare per risolvere il grande problema psicologico in cui il cane si trova. |